“La misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario.” (Einstein).
Di sicuro, mai momento fu più adatto per sottolinearlo.
Il cambiamento necessario, in questa fase storica, l’obbligo di reinventarsi e di trasformarsi sono alcuni dei temi che voglio affrontare, per capire come adottare un giusto growth hacking mindset, la mentalità ideale per dare via ad un processo di innovazione.
Growth Hacking Mindset
Che la capacità di adattamento sia il valore aggiunto nella storia evolutiva dell’uomo, non c’è dubbio. I migliori successi derivano dalla capacità di plasmarsi ai tempi e, in alcuni casi, di anticiparli. Ma cosa succede nel mondo del business?
Credo che dobbiamo analizzare due frasi, in contrasto vivo tra loro. Una frase pericolosa, l’altra potente.
Nel mondo del business c’è chi ancora si aggrappa alla frase rischiosa: abbiamo sempre fatto così. Un atteggiamento, questo, che uccide le aziende, che ci chiude all’interno di schemi dai quali è impossibile uscire. Gli imprenditori, i manager che si ostinano a credere che quello che è stato fatto finora possa ancora funzionare, sono gli stessi che si chiudono ermeticamente di fronte alle proposte innovative, che continuano a vivere nel passato per cercare soluzioni per il futuro.
Poi c’è una frase potente: perché no? La frase gagliarda che apre le porte, che ci fa vedere oltre il nostro naso.
Voglio partire dalla domanda perché no, per capire come questo concetto possa elevare le nostre aziende e il nostro business, qualunque esso sia.
Perché no?
Nello scenario odierno possiamo individuare 4 caratteristiche:
- Contesto in rapida evoluzione;
- Spazio di miglioramento;
- Tutti i canali si saturano;
- Inizio di una nuova crisi;
Questi sono segni tangibili che il cambiamento è l’unica costante. Analizziamo nel dettaglio.
Contesto in rapida evoluzione
Non ci sono precedenti storici alla velocità in cui siamo immersi. Il mondo digitale, sopra ogni cosa, crea e distrugge i trend in pochi secondi. Di fronte a questa velocità, tutto ciò che costruiamo corrisponde a un castello di sabbia, solido oggi, in frantumi tra pochi mesi, per fare spazio a nuovi trend, a nuovi castelli digitali.
Spazio di miglioramento
Nessuna azienda può considerarsi arrivata. Non esistono metriche o parametri che confermino che un business è al suo capolinea. Quando pensiamo di aver raggiunto il nostro massimo, è quello il momento di continuare a muoversi e innovare. C’è spazio di miglioramento per ogni azienda.
Tutti i canali si saturano
In antitesi allo spazio di miglioramento che si espande, c’è quello in chiusura di alcuni canali. Che significa? Vuol dire essere pronti con il piano B, perché se quello su cui investi oggi smetterà di funzionare, è d’obbligo essere pronti a spostarsi su nuovi canali, più freschi, più attuali. E, fidati, prima o poi tutto smetterà di funzionare.
Inizio di una nuova crisi
Siamo colpiti tutti, in qualche modo, dall’attuale pandemia. Piccole aziende, grandi compagnie, venditori locali o e-commerce sono stati tutti, indistintamente, messi in ginocchio di fronte ad una nuova crisi, forte e imprevedibile.
Ed in questo calderone va aggiunto un ingrediente, la parola chiave che può risollevare il proprio progetto: sperimentazione.
La soluzione? Sperimentare
Il concetto di sperimentazione nasce dall’efficace domanda: perché no? L’unica arma a nostra disposizione è il testare vari approcci e non tralasciare nessuna alternativa, come in una visione darwiniana in cui o di adatti o ti estingui.
Ecco che prende forma il mindset. Si tratta della mentalità che precede la strategia e che voglio suddividere in 4 elementi:
- Gli esperimenti;
- I dati;
- La creatività;
- Le domande;
Quanto è importante lavorare su tutti questi aspetti e utilizzarli al meglio? Analizziamoli uno ad uno.
Gli esperimenti
Una parola generica, esperimento. Ma cosa è sperimentabile nel business? La risposta può sembrare banale, ma rende bene il concetto: tutto è sperimentabile. Si possono compiere esperimenti relativi al marketing, al prodotto, al modello di business, al customer care. Nessun limite. Sperimentare significa uscire dalla zona di comfort, mettere ogni cosa in discussione. E quando pensi che la tua idea o la tua strategia vadano oltre gli schemi, proprio quello è il momento di chiedersi “perché no?”
È vero, tentiamo di rifugiarci sul sentiero battuto, non è facile andare oltre. Eppure questa fase storica ce lo sta insegnando, ci ha sottratto davvero la nostra comfort zone e voglio darti alcuni spunti parlando di alcune aziende che hanno dovuto, per forza di cose, reinventarsi.
Come si fa a cambiare il vestito ad un’azienda che è sempre stata così? Oppure a rivoluzionare un’attività tradizionale, come un ristorante?
Scegliendo la salvezza nella sperimentazione, andando a scovare il modo più efficiente, veloce, economico ma, soprattutto, andando a rompere gli schemi, a pensare come se non ci fosse nessuno schema. Il consiglio è quello di uscire dalla quotidianità in cui siamo immersi, fatta di routine, scadenze e obblighi, allontanarsi di qualche passo e guardare il quadro generale, per poi procedere a unire i puntini.
Vedo continuamente situazioni di questo tipo, come le esperienze dei miei clienti e dei miei studenti che talvolta sono così oberati da alcune attività, che perdono di vista il focus del loro business.
Sperimentare significa, senza dubbio, innescare un effetto domino, una valanga di virtuosismi, o anche di fallimenti, che ci aiuteranno ad avere la giusta lucidità nei nostri progetti. Sperimentare significa trovare la soluzione adatta alla nostra impresa, senza inciampare in rimedi tappabuchi.
I dati
Il secondo elemento sono i dati. Un’altra parola utilizzata spesso a sproposito. Siamo nell’epoca dei big data, del metodo data driven. Guidati dai dati. Ma cosa significa utilizzare davvero i dati ed essere realmente guidati da essi?
Credo sia importante tenere in considerazione 3 step:
- Sapere quali dati leggere;
- Sapere come interpretare i dati;
- Prendere delle decisioni basate sui dati.
Ci soffermiamo su quest'ultimo aspetto. Quante volte il basarsi sui dati viene confuso con un superficiale e abbozzato tentativo di ascoltare, senza troppa attenzione, quello che i dati ci dicono?
L’esperienza e l’intuito restano una sempre valida opzione, ma le decisioni si basano sulla concretezza che solo i dati ci possono dare. Guardare al passato è troppo rischioso.
L’aspetto affascinante della faccenda è che i dati non solo numeri, ma bensì possono essere sia quantitativi che qualitativi ed entrambi hanno un impatto pesante.
I dati qualitativi, infatti, che sono riscontrabili nei feedback, rappresentano le persone, il lato umano dell’analisi.
La creatività
Può la creatività intersecarsi alla perfezione nel Growth Hacking Mindset?
Mondi in antitesi, quelli dei dati e della creatività, che invece si mescolano e che devono coesistere. Ti invito a soffermarti su un concetto che è diventato, da qualche tempo, di uso comune: la creatività data-driven. Si tratta di un meccanismo in cui la creatività diventa uno dei fattori attivi nel processo di sperimentazione, uno slancio emotivo che ci permette di sfidare le assunzioni.
Creativo è colui che smette di dare per scontate le cose, solo perchè si sono sempre svolte in un certo modo. Creativo è chi cerca o genera le alternative possibili. L’obiettivo non è trovare la ragione, ma validare più idee possibili.
Per essere creativi e generare alternative dobbiamo eliminare del tutto il giudizio e il pregiudizio.
Sarà capitato a chiunque, durante una riunione aziendale, di vivere il giudizio. Un manager navigato che guarda lo stagista con superiorità, ad esempio. Sospendere il giudizio significa valutare le proposte di quello stagista, significa cercare una buona comunicazione tra i vari reparti aziendali, significa affidarsi anche a metodologie che reputiamo fuori dalla nostra portata.
Le domande
Arriva l’ultimo elemento del Growth Hacking Mindset, quello che potrebbe sembrare il meno concreto: le domande.
In realtà sono proprio le domande l’unica costante, lo strumento più potente che abbiamo a disposizione. Nel mio secondo libro dico “la qualità del vostro business è strettamente legata alla qualità delle domande che vi ponete”. Una frase che fa riflettere e che invita i professionisti, i manager, gli imprenditori a cercare le giuste domande da porre, rinunciando alla spasmodica ricerca di risposte. Quanto è facile cadere nel solito meccanismo, quello di cercare e pretendere le risposte dell'esperto di turno o nei libri.
Perchè, crescendo, perdiamo l’abitudine di fare la domande? Per paura. È il timore di sembrare impreparati, inopportuni che ci frena a chiedere “perchè?” o “come si fa?”. Torniamo ad ammettere ciò che non sappiamo, solo così possiamo fertilizzare la nostra curiosità.
Un buon esempio di domanda, per qualunque business, è il chiedersi: come cambiano le esigenze dei miei clienti? Come posso essere utile a queste persone?
La pandemia, più che mai, ce lo sta insegnando che cambiano le priorità ed un buon business adatta le domande a questi cambiamenti.
Growth mindset: Conclusioni
Ecco il quadro completo per un approccio growth hacking. Tante nozioni e consigli. Riassumendo:
- Sperimenta immediatamente, partendo in piccolo, secondo le tue capacità e possibilità. Non procrastinare.
- Orienta il tuo approccio ai dati, prendendo le decisioni in base ad essi.
- Alimenta la creatività, allenala come un muscolo per fare la differenza. Ogni mestiere ha bisogno del suo lato creativo.
- Sposta il focus sulle giuste domande, senza timore di ammettere le tue lacune.